2002 – BUFERA SUL MANZOL – ERMES PAVAN: ORGOGLIO E VENDETTA, NASCE IL TEAM “TRUC E BRANCA” –

Durò fino alle ore 8 l’attesa del verdetto: la notte non aveva registrato i consueti canti causa la pioggia battente che aveva relegato ugole e note tra le calde mura della Ciabota.

Lo scrosciare copioso dell’acqua aveva turbato sonno e sogni degli atleti reduci dal cerimoniale dell’estrazione dell’ordine di partenza: occhi chiusi ma orecchia tese a percepire il cessare o, in subordine, perlomeno il rallentamento degli umidi eventi.

Nella Conca del Pra, per tradizione e consuetudine, piove solo quando fa brutto e la mattinata del 14 luglio 2002 non si presentava sotto i migliori auspici meteorologici: nebbia, pioggia e freddo come non succedeva dal lontano 26 agosto 1976 in occasione della storica ed epica impresa di Erminio Nicco e Silvio Calandri.

Allons enfant, le jour de gloire est arrivé: il patriottico motto della concomitante festa nazionale francese valicò il Colle della Croce e, incuranti dell’inclemenza del tempo, 59 coppie su 60 confermarono l’insana intenzione di sfidare gli eventi avversi. Intanto, dai 2200 metri del Rifugio Granero, quando ancora era notte, gli uomini in rosso, sotto la guida di Giorgio Poet, sfidavano il maltempo salendo ai 2700 metri del Colle Manzol per fornire la consueta assistenza.

La notizia aveva raggiunto i protagonisti al caldo di Rifugio e Ciabota, intenti a celebrare il rito della adeguata colazione: la partenza sarebbe stata ritardata di mezz’ora per avere un riscontro sulle condizioni meteo del calvario di giornata: il Colle Manzol! Il nuovo Comitato organizzatore, i cui componenti erano reduci attivi dall’azzardo del 1976, stavano valutando l’eventualità di mutilare la Tre Rifugi disponendo un tracciato d’emergenza.

Alle 8 in punto la sentenza annunciata con la lettura del bollettino ufficiale dallo speaker: a seguito della segnalazione proveniente, via radio, dal Manzol, di neve e grandine dalla quota di 2400 metri la Tre Rifugi si sarebbe svolta per la prima volta sul percorso di emergenza Jervis, Barant, Barbara e ritorno. La lunghezza rimaneva la stessa ma dislivello e quota massima ne uscivano ridimensionati e più a portata di eventuale soccorso.

Ci fu qualche accenno di contestazione e, finanche, di rivolta tra gli aspiranti eroi sognanti epiche imprese ma il Comitato rimase irremovibile nella decisione presa. Il transito sotto la bufera di vento e neve ai 2400 metri del Colle Barant in andata e ritorno convinse tutti, riottosi compresi, del pessimismo della ragione che aveva consigliato la saggia decisione. Massimo Lasina e Paolo Bert ne uscirono vincitori lasciando intravedere un futuro meno perturbato.

***

Trai i 118 coraggiosi che sfidarono le intemperie Ermes Pavan, tecnico telefonico, pesatore a tempo perso ed unico esemplare piemontese di tifoso della Spal. Sazio delle sue molteplici partecipazioni (27 n.d.r.) alla Tre Rifugi e del personalissimo record di 2.47’57” fatto registrare nella edizione scapola del 1991 aveva, oramai, appeso più di una scarpa al chiodo con annesso proposito di fare pace con sé stesso chiudendo la partecipazione alle Inutili Fatiche domenicali, Tre Rifugi in primis!

Di buoni propositi, si sa, sono lastricate le strade degli Inferi e fu Belzebù Benecchio, al secolo Gianni, in persona a tentare il foresto lusernese nel corso di una lunga telefonata diabolicamente implorante finalizzata a costruire la coppia perfetta per rinverdire vecchi ricordi. Poco più di un minuto li aveva separati nella edizione 1991 a testimonianza di una affinità destinata a costruire, questa volta in coppia, nuovi t(ri)onfi.

L’ancora arzilla accoppiata diede fondo agli adeguati allenamenti, con tanto di lunghi e ripetute integrati da copiose dosi di innovativo Fartlek del quale non capivano il significato ma… era così di moda! Il punto di forza era, però, la decennale esperienza che li aveva messi in sintonia con i bramati sentieri.

Fu un vero peccato che il giorno della disfida l’inclemenza del tempo determinò la decisione di fare svolgere la gara sul percorso di emergenza. Ermes fu implacabile Masaniello nelle proteste che si levarono alla comunicazione della ferale notizia fino a sobillare le masse invitandole al più bieco boicottaggio. Nulla, però, smosse la saggia decisione organizzativa: Jervis, Barant, Barbara, Barant e Jervis con scollinamento massimo a quota 2400 auspicando l’assenza di neve.

Fu proprio nel transito di ritorno al Colle Barant che avvenne l’umiliante sorpasso: tra folate di vento, pioggia e neve Ermes udì una voce che considerava amica risalire con baldanza gli ultimi irti pendii. Si volse, incredulo, per un istante ed apparve la figura di Eva Depetris che, in compagnia di Ines Fontana, stava per raggiungerlo e superarlo nonostante la partenza posticcia causa numero di pettorale alto. Non è dato a sapere se fosse il vento, il freddo o entrambe le cose che consigliarono alla coppia femminile di proseguire senza tentazioni cirenee: solo un timido sorriso, non si sa se compassionevole o sfidante e poi giù, verso il traguardo per consolidare la superiorità atletica della coppia femminile che si consolidò in quattro minuti di vantaggio finale.

Il tempo impiegato nella discesa finale verso il traguardo fu tempo di tormento e meditazione per Ermes: tormento per l’essere stato sopravanzato da una coppia femminile, peraltro sempre dichiaratasi amica, e meditazione su come rispondere in modo adeguato all’affronto subito.

L’occasione si presentò a distanza di pochi mesi dal misfatto: ad assistere ad una corsa lusernese era presente Ermes nella nuova veste di misuratore del tempo ed estensore di ordini di arrivo. Fu in quella occasione che causa una sospetta distrazione non si accorse dell’arrivo, in terza posizione, della protagonista della beffa del Barant. Eva presentò capace ricorso, accompagnato dalla tassa prevista di € 50 (restituibili in caso di accoglimento) ma non ottenne soddisfazione: l’improvvisato crono “fedegno” non l’aveva proprio vista transitare, memore della nebbia del Colle Barant.

Fu anche l’occasione per una giusta riconciliazione suggellata dalla nascita di una nuova istituzione in ambito sportivo prevalentemente locale: appese le scarpette definitivamente al chiodo i due si cimentarono, non senza le imprecisioni dell’esordio, nel dare un prezioso supporto agli organizzatori nella elaborazione degli ordini di arrivo. Per via di quelle imprecisioni le poche malelingue, ma solo loro, li denominarono irrispettosamente “Truc e Branca”.

Carlo Degio

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