1995 – LA TRE RIFUGI PER SINGOLI PERDE SLANCIO – LA TRASGRESSIONE DI SILVIO GERLERO –

DARIO VIALE: DALL’HIMALAYA ALLA CONCA DEL PRA –

Tornando al confronto filosofico esistenziale Marco Olmo vs Albert Camus quest’ultimo si riprende il suo spazio insinuando il tarlo del dubbio: confermare la scelta tecnica dell’individuale in linea o tornare alla classica cronometro a coppie?

Novantaquattro (singoli) partenti non sono da sottovalutare ma il dato messo a confronto con le 153 (coppie) del 1981 grava su uno stanco ed ondivago Comitato Organizzatore in odore di profondo rinnovo dopo 24 edizioni portate avanti con entusiasmo sempre più contenuto. Non mancano certo i Campioni in questa edizione capitanati da Paolo Bessone vincente sul podio completato da Claudio Garnier e Dario Viale ma è in corso un “ravvedimento operoso” da parte dei traditori della tradizione. Tornano prepotentemente in mente i Dik Dik che cantavano l’ode alla Tre Rifugi in coppia: “Soli si muore!”.

Dove son finiti i rappresentanti della francese Gendarmerie, dove sono finiti Tavagnasco, Challand, l’U.S. Porta Palazzo, le Frecce Bianche di Alessandria, i Falchi di Sedrina, il Cai di Gavirate, gli Amici del Mombarone e via correndo? 94 partenti sul tracciato lungo, quasi totalmente indigeni, seminano dubbi, creano sconcerto ed invitano alla riflessione ed al pentimento in una Valle di lacrime!

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Ad incrementare il povero dato statistico di partecipazione all’edizione 1995 avrebbe potuto anche esserci Silvio Gerlero ma il suo secco rifiuto tenne banco ai tavoli del Bar Alpi Cozie di Luserna, da lui gestito con la determinante collaborazione di Rosalba, nei mesi che precedevano l’avventura. Indagava gli occhi della compagna di una vita alla ricerca di umana solidarietà al sacro pronunciamento ed in quegli occhi trovò affetto, conforto, comprensione e coniugale condivisione.

A brillante carriera agonistica praticamente ultimata, quando oramai i 10.000 in 30’27” e gli 8’32” sui 3.000 pistaioli erano collocati nei cassetti dei sognanti ricordi aveva coltivato l’insano desiderio di provarci… e ci aveva provato, Silvio, a ricalcare le orme degli altisonanti personaggi che destavano stupore ed ammirazione tra i tavoli del bar anche prima che gli eccessi alcoolici annebbiassero i giudizi degli avventori.

Da Treves a Morello, passando per Olmo, Nicco, Calandri e via campionando tutti erano oggetto, tra una partita a carte ed un bicchiere di vino, di profonda venerazione! la celebrazione di popolo escludeva salmi e mottetti in favore dei protagonisti dell’atletica dei “Puri”, come il Maestro Mini Merletti definiva gli appassionati del correre orizzontale su prati, bitume o pista che fosse! La montagna no!

Ci aveva provato, Silvio, e ciò successe nel 1991, l’edizione del Record di Claudio Galeazzi. Dalla natia Scalenghe Gian Carlo Rubiano fece balenare l’idea di rinverdire le gesta di Silvio sui sentieri della Tre Rifugi; in fondo qualche gara sui monti l’aveva pure fatta, all’insaputa del Maestro Mini, con risultati eccellenti. È pure vero che erano gare più brevi ma anche in Maratona, sia pure improvvisata, aveva raccolto un eccellente 2.33’ ed i chilometri doppiavano quelli della tanto decantata e considerata gara di Valle.

La diabolica insistenza del compaesano Gian Carlo ebbe ragione sui merlettiani divieti ed allora il 13 luglio 1991 salì al Pra per cogliere appieno i sospirati momenti di gloria. La comune e tradizionale notte insonne, frutto di tensione e coloriti cantici, lo attendeva accampato alla meglio in attesa dell’evento.

La pista di accesso al Barant incentivava il passo baldanzoso; memore di innumerevoli successi pensava che la testa del gruppo fosse il luogo più adatto per portare a termine l’impresa. Neppure le prime asperità verticali misero freno al passo del Campione e poi quella discesa sul Rifugio Barbara, il terreno ideale per fare la differenza! L’eventuale successo non rientrava nei suoi progetti, conscio com’era dei limiti imposti dai 43 anni, ma nel campo dei partenti pochi potevano vantare i suoi trascorsi atletici. L’incognita era rappresentata dal temuto e mitico Colle Manzol. I limiti si palesarono, però, molto prima. Doppiato il Rifugio Barbara ancora culla di sogni di gloria, il Colle delle Capre, ahimè sottovalutato, presentò un primo conto ai quadricipiti di Silvio che dopo la lunga e veloce discesa pensava di avere oramai domato la bestia.

Fu un miracoloso integratore, offerto al passaggio al Manzol, ed una cioccolata calda sorbita nella calma della resa al Rifugio Granero a procuragli le residue indispensabili energie per giungere al traguardo. Pensava, nell’incedere insicuro, a quei 18, 515 chilometri percorsi in un’ora sull’amata pista, lo stesso tempo impiegato per coprire gli scarsi 4 km che separava Pian Sineive dal termine dell’incauta avventura!

La classifica, stilata da giudici “fededegni”, raccontò di un 96° posto grazie a 3 ore e quasi 24 minuti impiegati per provare a soddisfare l’eco agonistico orfano dei passati e pianeggianti trionfi. Superato il traguardo Silvio cadde a terra distrutto ed il gesto fu immediatamente immortalato dai pochi ma voraci e spietati fotografi. Poi, l’umana pietà prese il sopravvento e la infamante fotografia fu distrutta perché non rimanesse testimonianza alcuna dell’improvvida avventura.

Gian Carlo Rubiano riuscì a fare peggio e giunse al traguardo in 3.50’32” a funerali (sportivi, si intende) ampiamente avvenuti e ciò gli evitò la reprimenda di Rosalba che ancora si interrogava sul perché l’invito del compaesano fosse prevalso sui saggi consigli di Mini Merletti, amante dell’Atletica dei Puri!

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Tra i 94 protagonisti del 1995 era presente Dario Viale, il secondo miglior tempo in assoluto nella Tre Rifugi individuale (2.04’24”). Dario era testimone vivente dei profondi cambiamenti che stavano interessando il settore con la nascita delle prime gare “estreme” preludio dei celebrati Trail ed Ultra Trail del secolo nuovo.

La sua partecipazione e vittoria all’Himalaya Marathon del 1987 lo aveva reso il precursore del nuovo che avanza. Cinque tappe dai 2550 metri della Pakistana Skardù ai 5017 dello Skoro Pass per un totale di circa 160 km. che lo hanno visto trionfare e coprirsi di gloria. Solo gloria, però: del premio in denaro finale neppure il profumo ancorché il tutto fosse allestito e promosso da un “affidabile” organizzatore della civilissima e calvinista Svizzera.

Erano gli anni nei quali prendeva vita il Giro del Monte Bianco (registrando, peraltro, una vittima) divenuto, poi, l’Ultra Trail du Mont Blanc e a Pontechianale il Giro del Monviso faceva da apripista ai più recenti Tour Monviso Trail e 100 miglia del Monviso. Il mondo delle “Inutili, splendide fatiche” era in forte evoluzione e di queste novità non sarà immune la futura Tre Rifugi.

Carlo Degio



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