1983: ON THE ROAD… LASAGNO, MORERO, MONNET ED IO: QUATTRO AMICI AL BAR

- IR…ROMPE LA FIDAL –

Era il 1957 quando Jack Kerouac pubblicò il romanzo dal quale trae il nome, sia pure tradotto in italiano, quel bar posto “Sulla Strada”, appunto, al confine tra la bassa e la media Val Pellice.

I figli e, soprattutto, le figlie dei fiori erano ancora in divenire ma Jack già dava un’impronta hippy al suo pellegrinare, in auto o con il più economico autostop per le strade americane. Ricordi da Boomer che a quei tempi si definivano Matusa termine oramai superato con la benedizione della Accademia della Crusca.

Boomer o Matusa presso il Bar “Sulla Strada” a Torre Pellice, proprio dove la strada tira all’insù per finire la sua corsa alla Conca del Pra, si ritrovarono quattro amici a cercare di rinverdire ricordi oramai oscurati dall’ingiuria del tempo andato. Eppure erano stati i protagonisti della epopea della Tre Rifugi quando ancora i numerosi tentativi di imitazione erano in divenire.

Bruna, che del locale è l’anima ed il cuore, cercava di carpire il senso del fluttuare delle chiacchiere tra i “non ricordo bene” e i “mi pare che” inevitabilmente destinati, l’uno e l’altro, a confluire nella chiosa conclusiva del “ricordu papì” o “pi nen” che dir si voglia.

Zelio Morero, Remo Lasagno, Luciano Monnet e Carlo Degiovanni erano i quattro ma avrebbero potuto essere sei se solo fossero stati presenti altri più giovani con-passionari delle inutili fatiche che al Bar Sulla Strada sono di casa, e non è un modo di dire: Fausto e Rachele Revello. Il primo, compagno della paziente Bruna, atleta di un tempo, istruttore di atletica e fine poeta; la seconda come tutte le figlie rappresenta il futuro, i millenial, come si dice adesso.

A rompere il ghiaccio Remo che è andato a ripescare quella scommessa fatta nel 1975 esordendo alla Tre Rifugi in coppia con tale “Duccime I.”, citano i sacri testi. Una coppia di meccanici, operanti in Bricherasio, al cospetto del Manzol. Non scelsero l’edizione giusta per l’esordio; pioggia e neve caratterizzarono quella edizione e non fu una bella idea quella di raggiungere il Prà in moto pernottando tra i ruderi della casermetta del Barant la sera precedente. Non fu una felice intuizione neppure seguire il consiglio di un amico (?) e partire con una calda tuta in cotone trasformata in un pesante fardello intriso d’acqua che ha dato il meglio di se sotto la neve del Manzol. Non fu buona la prima (5.27’39”) né per i meccanici di Bricherasio e neppure per la Libertas Bricherasio che colà li aveva inviati pregustando il trionfo! Remo non si arrese e tornò negli anni a venire compresa l’edizione del 1983 in compagnia di Pavan classificati 5° (3.04’56”) tra i “non Tesserati” ma di questo racconterò più avanti.

Anche Luciano aveva avuto la sua occasione per partecipare alla Tre Rifugi in coppia con Remo: era il 1978 e colse il suo miglior risultato: 14° in 2.53’36”. Altri ricordi, più o meno naif, non arricchiscono il racconto di Luciano che, però, dall’alto della saggezza maturata con l’età, socchiuse gli occhi quasi per dare senso di sacralità alla sua affermazione – enciclica di chiusura: “Individuale è una corsa; a coppie è la Tre Rifugi”. Un rispettoso silenzio seguì dopo il sacro pronunciamento con ampi segni di assenso da parte degli astanti, Bruna compresa!

Zelio era rimasto silenzioso ad ascoltare: di certo lui era stato il migliore della combriccola potendo vantare quel 2.20’02” realizzato nella edizione 1991, edizione individuale in linea, ovvero quando la Tre Rifugi cessò di essere tale ma “solo” una semplice corsa, secondo l’alto pronunciamento di Luciano, appena espresso!

Nel rapido giro di orizzonte a ravanare nei ricordi Zelio non trovò nulla di rilevanza tale da essere assunto agli onori di un racconto in prima persona ma quella scommessa vinta con un collega di lavoro (Corcos) era stata fonte di grande soddisfazione e non poteva essere taciuta. Si sa quanto sono importanti le sfide tra colleghi ed in quella occasione il confronto fu sull’importanza dell’alimentazione nell’atleta agonista: meglio il cibo naturale, tesi sostenuta da Zelio, o gli emergenti integratori Enervit? A sostenere la seconda tesi M. P., atleta oltre che collega. Al centro della scommessa Enzo Ferlenda che da Zelio fu allenato e preparato in funzione anti M.P.: l’obiettivo era di riuscire a concludere la Tre Rifugi sotto le due ore e mezza senza utilizzare gli integratori. Al vero l’obiettivo non fu centrato appieno ma l’atleta “nature” prevalse sull’atleta “integrato” nella edizione 1991. Pane e salame batte Enervit 2.30’27” a 2’37’47”!

Nella edizione 1982 della Tre Rifugi fece irruzione nel mondo della Marcia Alpina la Federazione Italiana di Atletica Leggera (FIDAL). Al vero la nascita della Corsa in Montagna targata Fidal era già avvenuta alla fine degli anni ’70 con l’istituzione del Comitato Nazionale Corse in Montagna. Fu un approccio conflittuale quello tra la libera Marcia Alpina e la Federazione specie in Piemonte e Valle d’Aosta dove le corse avevano caratteristiche tecniche accentuate non conformi ai regolamenti Fidal. Alcune gare furono annullate ed altre sospese o per volontà degli Organizzatori o per divieti amministrativi sollecitati dai responsabili Fidal presso le varie amministrazioni comunali.

Per la Tre Rifugi fu raggiunto un compromesso: fino alla edizione 1982 la partecipazione era libera e solo limitata dall’età (la certificazione medico agonistica non era obbligatoria); con l’avvento della Fidal fu permessa solo la partecipazione alla gara ai “Tesserati Fidal” facendo confluire gli ex liberi in un elenco definito “Atleti non federati” con tanto di classifica a parte. Nella edizione 1983, conseguentemente, si determinarono due classifiche: quella ufficiale con 51 coppie partecipanti e vincitori maschili Ruffino Genotti (2.09’08”) e femminili Priotti – Giordan (3.05’55”) e quella dei “non federati” (17 coppie) vinta da Cairus – Catalin (2.57’21”).

I conflitti tra Federazione e liberi organizzatori durarono nel tempo determinando, tra l’altro, la sospensione del Servin di Angrogna che migrò, negli anni ’90, al Colle della Vaccera dando vita ad una gara di “libera Marcia Alpina”

Carlo Degio



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