1978: IL RATTO DELLA GALLINA - L’IMBATTIBILE RECORD E IL MIRACOLO DI FAUSTO – LUIGI BUTTIGLIERO, UN ESORDIO INSPERATO!

partimmo da Villanova un venerdì mattino di cielo imbronciato, come il tempo era uso fare quando c’erano ancora le stagioni di una volta e la fine di agosto segnava anche la fine delle calure estive. Zaino, tenda e tutto il “necessarie” utile a trascorrere l’intero week end di pioggia,

e non solo, previsto per la Tre Rifugi del 1975. Con me … il compagno scelto per le Inutili (ed umide) Fatiche programmate per la domenica 24 agosto (questioni di privacy, ancorché ampiamente prescritte, mi impediscono di rivelarne il nome). L’umore non si differenziava molto dal clima ma occorreva salire al Pra per dare seguito e senso ai lunghi allenamenti preparatori all’evento.

La borgata di Villanova era praticamente disabitata: solo un rustico pollaio custodiva gallo e galline al riparo di eventuali voli di poiane affamate e, nei pressi, un piccolo orto totalmente Bio, come si direbbe adesso. Tutto si svolse nel volgere di pochi secondi: mentre la mia mente pensava al fradicio viaggio che ci attendeva, lui effettuava una veloce incursione nel suddetto pollaio prelevando una gallina e poi, per arrotondare, procurandosi anche una testa di tenera insalatina cresciuta nel piccolo orticello che affiancava il recinto violato…

Il gesto mi parve esecrabile ma l’impegno domenicale faceva venire meno il desiderio di pronunciare sermoni morali o legali all’indirizzo del socio e ci scappò persino una complice risata.

Il (mis)fatto, però, mi turbò nei giorni della vigilia e finanche della corsa interrogandomi sulla liceità del gesto ritenuto insano. Nonostante i cupi pensieri a la neve che aveva fatto visita al Manzol il crono fu di grande conforto: 2.52’19”. Fu, però, di maggiore conforto scoprire che durante la gara mani tanto innocenti quanto sapienti avevano predisposto l’animale al rito della cottura saziandoci a pranzo con gallina bollita ed un ottimo brodo riscaldante e ricostituente. L’insalata si limitò a fare da semplice e gradito contorno…

Di questi misfatti, forse veritieri, che si erano svolti ben tre anni prima stava raccontando Sergio Ghirardi al socio della edizione 1978 Luigi Buttigliero. Lo faceva per ingannare il tempo in attesa che si scrivesse il responso finale della gara da loro, coppia n. 42, appena conclusa. Luigi ascoltava e rideva del fatto delittuoso oramai consegnato alla storia della goliardia.

Anche lui, però, aveva un piccolo peccato, al vero né illegale e né immorale, commesso nella mattinata stessa ed ancora… urticante, sia pure nella fase residuale. Un innocente scherzo ad un amico salito al Barbara per applaudire la sua prestazione: quel mazzo di ortiche, abbondanti in loco, infilato nelle maniche del giubbotto del malcapitato cui toccò una mattinata problematica alla ricerca delle naturali pozioni atte a mitigare il danno.

Sergio e Luigi attendevano l’arrivo delle residue coppie in gara. Loro erano accreditati del miglior tempo, fino a quel momento, e saliva l’interesse e l’emozione per una eventuale vittoria del tutto imprevista ed imprevedibile ma …

dalla tenda posta nei pressi del Rifugio Barbara, lo speaker citava numeri e tempi cercando di fare ordine nella complessa faccenda legata a stabilire la classifica (provvisoria) di una gara a cronometro che non può che essere definitiva se non all’arrivo dell’ultima coppia in gara. Ad ascoltare il l’eminente voce ufficiale la coppia con pettorale n. 73 giunta oramai ai 300 metri finali con una certa baldanza avendo visto, con i propri occhi, alcune coppie favorite in difficoltà chi sull’ascesa al Manzol, chi nella discesa di Schina d’Asu e chi ancora sulla salita finale del Colle Barant

L’informazione, ufficiosa e precaria, dette la coppia in prossimità dell’arrivo molto vicina a conquistare la prima posizione per questione di secondi e ciò determinò la necessità di un allungo finale senonché... i crampi (Ahi!) si manifestarono con tutta la loro ferocia costringendo i nostri alla fermata a pochi metri dal traguardo finale.

Vittima dei lancinanti dolori Carlo Degiovanni, finito a terra sotto gli occhi preoccupati del compagno di avventura Domenico Brunofranco. Fu in quel momento che si manifestò la figura di Fausto Bernardoni da Castelmassa (Rovigo), idraulico in Cavour, ex portiere in quarta serie con una puntata nel glorioso Verona e allenatore di calcio nel tempo libero. Fausto era presente al Barbara per assistere alla Tre Rifugi ma, soprattutto, per una grigliata tra amici in una splendida giornata di sole. Le sue mani sapienti di cose sportive provvidero ad un tagliando di emergenza permettendo ai nostri di ripartire e tagliare il traguardo in attesa del completamento degli arrivi.

La classifica finale decretò la vittoria ma sancì anche un record, in negativo, davvero imbattibile: 2.29’03”. Risulta arduo vincere, con la stessa formula tecnica, una Tre Rifugi con un tempo peggiore! Lo stesso Comitato Organizzatore impiegò due anni prima di accettare il vergognoso verdetto ed inserire nome e tempo dei vincitori nell’albo d’oro della manifestazione!

Vennero tempi migliori, nel futuro, fino al 2.22’55” conseguito con Guido Turaglio nell’edizione 1986 ma valse “solo” la 5° posizione finale!

Per la coppia n. 42 si materializzò la seconda posizione in classifica (2.34’03”) con tanto di citazione e fotografia sulla edizione nazionale di Stampa Sera del 17 luglio 1978! Non presentarono ricorso avverso alle mani fatate di Fausto Bernardoni, i nostri, avendo piena coscienza della grandiosità del risultato ottenuto, seppur non vincente.

Luigi Buttigliero è stato un protagonista della stagione delle Marce Alpine difendendo i colori della società sportiva Borgo Losano di Pinerolo. Scese anche sotto il “muro” delle 2 ore e 30 alla Tre Rifugi e lo fece nella edizione 1979 ancora in compagnia di Sergio Ghirardi (2.29’48”). Ottimo atleta “corridore” che, nella Marcia Alpina significava adatto soprattutto ai percorsi più corribili, diede corso per molti anni alla sua passione sportiva per trasmetterla, giunto al tempo del riposo e dei ricordi al figlio Massimiliano.

Sergio Ghirardi dopo qualche anno passò al ciclismo, disciplina nella quale era particolarmente dotato cogliendo anche numerosi successi con l’amico Mario Vaira. Da persona seria non ha mai rivelato ad alcuno la veridicità del “Ratto della Gallina” né chi fu l’autore del goliardico gesto oramai in ampia prescrizione. Ciapa ‘el pulast ante litteram!

Carlo Degio

 

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