…e già, le strategie: Oggi molti saprebbero consigliarti sia nelle tabelle di preparazione sia su come affrontare lunghe distanze e grandi dislivelli ma nel 1988 non c’era nulla di tutto questo. I numeri degli appassionati era molto ridotto e non esisteva un mercato specifico di materiali, neppure le moderne scarpe da Trail. Ci si adattava con quello che l’industria costruiva per la più nobile Atletica, di pista o strada (Stadia e No Stadia direbbe la Fidal), purché fosse sufficientemente robusto da arrivare a fine gara. Adidas Rome, per esempio, oppure le mitiche Asics Epirus adottate dalla squadra della blasonata Forestale Roma. I bastoncini erano riservati allo sci di fondo ed allo sci alpinismo mentre la marcia veniva aiutata, sulle pendenze più marcate, dal lavoro “a pantografo” delle mani sulle gambe.

Ma l’edizione 1988 del Giro del Monviso è ricordata anche per il divieto di partecipazione delle donne imposto dalla Federazione Italiana di Atletica Leggera. Non erano servite a fare rinsavire la Federazione le performance di Rita Marchisio, che nel 1982 aveva vinto la Maratona di Osaka correndo una distanza “fortemente sconsigliata” alla categoria femminile; oppure della coppia Depetris Eva e Giordan Ivana che sfidarono i sommi divieti regolamentari, al vero in questo caso del Club Alpino Italiano versione Val Pellice, partecipando alla Tre Rifugi nel 1980.    “Rien a faire”: la sentenza della F.I.D.A.L., chiamata dal Coni a gestire uno sport che non conosceva, impose le sue regole. E dire che l’anno precedente Paola Didero (Federazione distratta) aveva dato una dimostrazione sul campo della potenza atletica femminile (anche) in quello sport.

L’avvento della Fidal (primi anni ’80) nel settore delle (ex) Marce Alpine provocò qualche danno al settore specifico. I regolamenti federali, infatti, erano scritti per altre discipline e difficilmente applicabili nei percorsi montani. In questa operazione di implementazione la Federazione si dotò di un apposito Comitato Nazionale di Corsa in Montagna per una opera di armonizzazione tecnica complessiva ma quest’ultimo ha sempre faticato a trovare adeguato ascolto non essendo, la Corsa in Montagna, uno sport olimpico. Del Comitato faceva parte Bartolomeo Aimar, giudice di gara del Giro del Monviso.

Pur con il divieto femminile furono 161 gli atleti che si iscrissero. Di questi 150 presero il via alle ore 8 dalla Frazione Castello. Mancavano all’appello 11 iscritti: si mormora che tra questi ci fosse anche qualche militare “comandato” a partecipare e che aveva “marcato visita” di fronte al Re di Pietra!  La classifica ufficiale prosegue definendo in 122 i classificati con 8 atleti fuori tempo massimo e solo più 20 ritirati: meno 50% rispetto alla prima edizione. Segno evidente che il “coraggio dell’incoscienza” ha lasciato il posto ad una più adeguata preparazione.

L’Eroe di giornata si è rivelato essere Elio Ruffino, anche lui di discendenza margara e proveniente dall’alpeggio del Ciargiour in alta Valle Sangone. Nella prima edizione aveva dovuto cedere la seconda piazza a Bruno Poet rinvenuto forte nella seconda parte della gara e così ha pensato bene di prendere il largo fin da subito scavando un solco finale superiore ai 15 minuti. Due minuti in più del vincitore della gara di esordio (4.20’11”) ma troppe sono le incognite su quei tracciati per potere fare una graduatoria realistica sul crono delle prestazioni. Il venaschese Giovanni Martino mettendo a frutto l’esperienza del 1988 conquista uno strepitoso 2° posto per la gioia di Felice Cacciolatto, presidente della U.S. Sanfront, che sulla vetta del Monviso si era sposato, relegando al terzo gradino del podio il vincitore della prima edizione Silvio Calandri.  Anche il mitico Marco Olmo fu della partita, ante “marathon des sables”: 6° posto per lui che aveva nella corsa resistente la sua migliore qualità.

La classifica per società fece registrare il trionfo della Atletica Cavour impegnata, in allora, nella partecipazione ai Campionati Italiani di Corsa in Montagna. Bella storia sportiva, quella dell’Atletica Cavour: avendo a disposizione la Rocca in luogo di una pista di atletica utilizzò quell’anomalo impianto per realizzare una delle più esaltanti equipe sportive riuscendo, addirittura, ad allestire, sulla rocca stessa una prova di Campionato Italiano di Corsa in Montagna (1987)!

       Sotto il sole pomeridiano le premiazioni hanno assegnato il ricco monte premi (in denaro: 300.000 Lire al vincitore) ad atleti e società. Le fatiche della gara hanno lasciato spazio alla soddisfazione dell’impresa compiuta ma nel “parterre” si mormora di grandi novità in vista della 3° edizione …non tutti le gradiscono…

Carlo Degiovanni

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