2006 – LA TRE RIFUGI SCRIVE – LE OLIMPIADI INVERNALI DI TORINO 2006 – ALESSANDRO NIBBIO DA TEDOFORO ALLA TRE RIFUGI

Amleto sembra avere preso residenza nell’alta Val Pellice: l’evolversi del mondo della Marcia Alpina che fu in direzione della Corsa in Montagna e dello Skyrunning porta con sé dubbi e progetti relativi al “che fare?”

per dare un futuro alla più amata delle competizioni sportive di montagna. L’edizione 2005, la 30°, aveva portato con sé la novità assoluta della formula “a coppie con partenza in linea” ma la risposta degli atleti era stata ancora una volta sottodimensionata nei numeri ma, soprattutto, quasi esclusivamente “local”. Si riprova, quindi, nel 2006 con la formula, già sperimentata, individuale con partenza in linea mantenendo inalterati percorso e fatica.

Sul libro uscito in occasione della 30° edizione trova spazio una lettera scritta dalla Tre Rifugi agli organizzatori chiedendo espressamente il coraggio di osare nell’apportare innovazioni che ridiano slancio alla manifestazione in un mondo sportivo che ha, finalmente, scoperto il fascino delle corse sui monti. Solo due cose chiede di mantenere inalterate: il tracciato di gara che unisce i mitici tre Rifugi e la partenza dalla Conca del Pra, là dove tutto aveva avuto inizio nell’oramai lontano 1972.

Trenta edizioni possono essere un punto di ripartenza… sono nata nel 1972 quando Willy Bertin preparava le olimpiadi di Sapporo, Fernando Guglielmone dirigeva il traffico ferroviario in Val Pellice, Alessandro Odin festeggiava i 40 anni vincendo in Val d’Angrogna, Olio Aico dispensava pozioni magiche ai piedi del Manzol, i francesi della Gendarmerie di Briancon mi onoravano della loro presenza insieme ad atleti valdostani, lombardi e piemontesi… Oggi vi chiedo il coraggio di una riflessione critica per un rilancio al “top” delle manifestazioni di specialità…”

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Proprio Willy Bertin ritorna protagonista nel 2006 in occasione delle Olimpiadi Invernali di Torino: quale miglior tedoforo poteva scegliere la Valle se non l’olimpionico di Angrogna che in due olimpiadi (Sapporo 1972 e Innsbruck 1976) ha inseguito il sogno della medaglia olimpica nel Biathlon arrendendosi ad un beffardo destino che ha impedito al nostro Capitan Achab di catturare la Balena Bianca? Sei persone vengono prescelte dagli Organismi preposti per il viaggio della Fiaccola Olimpica ed in Val Pellice il gruppo è capitanato dal Campione di Angrogna. Insieme a lui vengono designati alla bisogna altri 5 Tedofori tra i quali spicca lo sconosciuto, ai più in Valle, Aleksander Vladimirovic Popov medaglia d’oro alle olimpiadi di Atlanta nel nuoto (specialità 100 metri stile libero).

La giornata è tesa per la presenza di gruppi intenti a sabotare il transito della fiaccola come forma di contestazione al progetto Tav ed alle stesse Olimpiadi ed ai 6 Tedofori designati si affiancano agenti Digos a protezione di Tedofori e Fiaccola olimpica. Tutto si conclude al meglio pur fra mille tensioni ed il viaggio della Fiaccola può proseguire verso la cerimonia inaugurale di Torino.

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Prescelto al trasporto della Fiaccola olimpica in Valle, causa o merito di una presunta banale partecipazione ad una selezione proposta dall’Asics di Franco Arese, sponsor delle Olimpiadi, Alessandro Nibbio completa il gruppo dei 6 e, scortato da quattro angeli custodi, porta a termine brillantemente la sua missione.

Nasce da quei pochi passi sotto scorta la passione per la corsa di Alessandro e il pensiero sale subito su, in alta Valle, dove esiste da decenni oramai una leggendaria competizione sportiva: la Tre Rifugi!
Trentasette anni
sono l’età giusta per provare a coltivare una nuova passione: l’antica Marcia Alpina divenuta, nel frattempo, Corsa in Montagna o, meglio ancora, Trail. E poi, la formula individuale permette una partecipazione in punta dei piedi senza la responsabilità di dovere condividere gloria o delusione finale.

Al vero, Alessandro aveva già avuto modo di fare conoscenza con la Tre Rifugi negli anni passati ma con un approccio dal contenuto sportivo davvero limitato. Il week end della gara era occasione di festa per i giovani (e le giovani) della vallata che salivano alla Conca del Pra per altre fatiche più di natura enologica, ludico e ricreativa impattanti su fisico e mente almeno quanto l’asperità del Manzol.

L’approccio di preparazione non avvenne proprio sul terreno più indicato: nel torinese, in scia alle Olimpiadi, Chiabrera sfruttava l’onda allestendo maratone, mezze ed altre gare di resistenza e partirono di lì le prime esperienze agonistiche.

Si presentarono in 166 alla partenza della Tre Rifugi 2006 e tra di loro con il pettorale n. 84 un assonnato Alessandro Nibbio reduce da una notte in bianco causa la tensione pre gara surclassata, però, dalle mille e una notte, con annessi e connessi, vissuta da una focosa coppia ospite della tenda vicina meno interessata, evidentemente, all’evento sportivo. Non fu, quello di Alessandro, un esordio esaltante sotto il profilo crono (3.51’15”) e, forse, non solo per causa degli amanti focosi. Giunse al passaggio finale dai Crin ‘d Puluc, oramai in prossimità del bramato traguardo, affiancato a Valter Caglio con il quale aveva fatto conoscenza e filosofato nella interminabile Conca del Pra. Fu in quel punto che Valter gli concesse un applauso e la precedenza all’arrivo: “vai e festeggia l’esordio alla Tre Rifugi”. Chapeau!

L’esordio non rimase senza seguito e Alessandro Nibbio dalla edizione 2006 non ha più mancato una partecipazione alla Tre Rifugi nelle varie formule che si sono alternate negli anni. Confermando la sua propensione per la resistenza frequenta le principali manifestazioni di “endurance” su qualsiasi terreno si svolgano. Il sorriso, però, illumina il suo viso al ricordo della edizione “Vintage” della Tre Rifugi celebrata nel 2015. Non tanto per il crono registrato (3.25’) ma per quella strana coppia con l’amico Roberto “Baudo” Bauducco che partecipò alla ricorrenza indossando le stesse maglie utilizzate dai fratelli Enzo e Silvio Bertinat nella prima edizione.

Con l’arrivo di Alessandro Nibbio il mondo degli atleti/filosofi dei monti si arricchì di nuove prospettive che si materializzeranno nella nascita di MagnaCorsa, gruppo informale di atleti dediti alle inutili fatiche ma anche alle luculliane mangiate con precedenza a queste ultime che non per caso precedono nel sostantivo il gesto atletico.

Carlo Degio

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