Mi bastava, prima di avviarmi, verificare la tua presenza. Tu, facendo capolino al di là della zip del marsupio, infondevi coraggio. Via! con la pioggia o col sole, tranquillo, affrontavo la strada.

Da quanto ci conoscevamo? Mah, chissiricorda.

Quasi sicuramente una millenial, ma tempo e intemperie avevano cancellato i tuoi dati anagrafici. Si, non mi è mai piaciuto “data di scadenza”, confinava il tutto in una questione commerciale. E del resto chi se ne importava.

Sicuramente eri tu che sul mio fianco ti facevi cullare dalla vecchia anca, quella ancora fatta dalla mamma. Te la ricordi? Eh, ormai era tutta scassata ma ci eravamo affezionati. Ora riposa con le buonanime dei menischi, dell’ernia al disco e col dente del giudizio.

… ti ricordi invece quella volta, in gara, al colle, quasi sulla cima allo Chaberton, in maglietta in mezzo alla bufera, trovammo quell'addetto che urlando ci deviò direttamente a Claviere senza passare dalla nera cima pulsante di lampi? L’impulso fu quello di baciarlo appassionatamente, se non altro per infondere un poco di calore ad un essere (ancora) vivente, sorprendentemente messo peggio di noi. Dai che lo so che speravi in questo apostrofo sentimentale in tanta tregenda, sei sempre stata una barretta romantica. Ma non trovammo la bocca, nascosta da panni e ghiaccio. Così volgemmo rapidi a valle preservando integrità, temperatura corporea ed il tenero ricordo di quel momento.

E a quella corsa notturna? quella dalla grande luna luminosa sopra di noi? Si quella dove improvvisamente in un rumore secco la caviglia triplicò il volume stravolgendo il suo spettro cromatico in un blu intenso sconfinante col viola. Non mi hai mai rinfacciato nulla ma so benissimo che la vocina al rifugio che suggeriva di fermarsi col genepy era la tua.

Nulla dura per sempre. Neanche i rapporti più duraturi.

Il momento dell’addio è giunto ieri. Improvvisamente. Non era neanche quella gran cima… ma fame e consapevolezza che altrimenti non sarei arrivato in tempo al desco famigliare mi hanno colto in un momento di debolezza. E poi sai quanto ci tengono alla mia presenza a casa, soprattutto la domenica che tocca a me sparecchiare.

Ma ora il nostro rapporto è molto più intimo. Ormai sei parte di me: insieme lavoriamo, guardiamo, amiamo.

E tutte le volte che giù, in magazzino, scarterò il polistirolo di imballo mi ricorderò di te e del tuo sapore, dal vago e sbiadito sentore di mirtillo.

 

Giorgio Pittau

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